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8 Marzo 2024

8 marzo. “Europa è Donna - Sfide, Protagonismo, Diritti, Lavoro”, il Convegno della Fisascat Cisl in occasione della Giornata Internazionale della Donna

Roma, 8 marzo 2024 – In Italia lavora solo poco più di una donna su due, un numero che posiziona il Bel Paese all'ultimo posto per occupazione femminile in Europa, con quasi 15 punti percentuali in meno rispetto alla media Ue che si attesta al 69,3%. Le donne occupate sono circa 9,5 milioni, mentre i maschi che lavorano sono circa 13 milioni, con un tasso di femminilizzazione aumentato solo dal 40,6% nel 2010 al 41,7% nel 2022.

Le donne continuano a concentrarsi in un range limitato di occupazioni, principalmente nel settore dei servizi, e sono ancora scarsamente rappresentate nelle posizioni apicali e meglio remunerate, con solo il 21% di quadri e dirigenti di sesso femminile nel 2022. E’ quanto emerge da uno studio realizzato dalla Camera dei deputati a fine 2023, una fotografica confermata dai dati Inps diffusi nelle scorse settimane.

Non solo, Lo stipendio delle donne è mediamente più basso. Il gender pay gap ha raggiunto i 7.922 euro nel nostro Paese, secondo il Global Gender Gap Report 2023 del World Economic Forum. La parità in busta paga tra uomini e donne viene stimata per il 2154, tra 130 anni, dovranno passare ancora cinque generazioni.

E ancora, una donna su cinque fuoriesce dal mercato del lavoro dopo la maternità. Un dato che mette in luce la difficoltà per le donne a conciliare le esigenze di vita con l'attività lavorativa, considerata l'offerta limitata e diffusa solo su alcuni territori di servizi di welfare di sostegno alla genitorialità. La decisione di lasciare il lavoro è determinata per oltre la metà, il 52%, da esigenze di conciliazione e per il 19% da considerazioni economiche. Inoltre la bassa partecipazione al lavoro delle donne è ascrivibile a diversi fattori, come l'occupazione ridotta, in larga parte precaria, in settori a bassa remuneratività o poco strategici, e una netta prevalenza del part time, che riguarda poco meno del 49 per cento delle donne occupate (contro il 26,2 per cento degli uomini).

I dati sono stati oggetto di analisi al convegno "Europa è Donna - Sfide, Protagonismo, Diritti, Lavoro" organizzato a Roma dalla Fisascat Cisl in occasione della Giornata Internazionale della Donna. Un momento di riflessione in chiave europeista, quello proposto dalla federazione cislina, con la partecipazione di autorevoli esponenti del mondo accademico, sindacale e associativo.

In apertura, il segretario generale aggiunto della Fisascat, Vincenzo Dell’Orefice, ha invitato tutti i presenti ad osservare un minuto di silenzio in memoria di tutte le donne vittime di violenza, un fenomeno che non accenna a diminuire, con 18 femminicidi compiuti solo nei primi mesi del 2024, dopo le 120 donne uccise nel 2023, più della metà per mano del partner o da ex compagni.

Il dibattito, condotto dalla Giornalista Rai Monica Setta, ha preso le mosse dal mito di Europa, la giovane fanciulla fenicia dalla cui unione con Zeus nasce la prima civiltà europea, quella cretese, fornendo l’opportunità di riflettere su come promuovere, attraverso un impegno continuo, un'Europa moderna in cui le donne siano valorizzate, rispettate e tutelate nel contesto lavorativo.

Introduzioni affidate alla segretaria nazionale Fisascat Cisl Aurora Blanca. La sindacalista in particolare, sottolineando che il 69% nelle donne occupate a tempo indeterminato in Italia è impiegato proprio nei settori del terziario di mercato, ha evidenziato che «l’azione contrattuale dovrà sempre di più essere improntata a garantire pari opportunità, poiché la parità è ancora lontana dall’essere realizzata», richiamando ad una «maggiore assunzione di responsabilità e capacità di incidere ai tavoli negoziali con le controparti». «Nello scenario contrattuale – ha concluso – la posta in gioco non è unicamente migliorare la situazione delle donne, ma cambiare in profondità gli equilibri di potere che hanno fin qui penalizzato le donne e non solo le donne».

Marcella Filippa, direttrice della Fondazione Vera Nocentini, storica ed esperta di storia sociale e della soggettività, ha ripercorso i momenti cruciali del Novecento, offrendo una prospettiva sulla storia dell’Europa passata e presente. Il riferimento alle figure emblematiche che hanno giocato un ruolo determinante nella lotta per la conquista dei diritti: da Ursula Hischmann, antifascista e femminista, moglie di uno dei padri fondatori dell’Europa, Altiero Spinelli, a Sophie Scholl, attivista tedesca legata alla resistenza d'ispirazione cristiana ed appartenente alla Rosa Bianca, fino a Tina Anselmi, politica e partigiana italiana, la prima donna ad aver ricoperto la carica di ministro della Repubblica Italiana, Maria Zambrano, filosofa e saggista spagnola, e David Sassoli, Presidente del Parlamento Europeo, europeista convinto che non accettava la violazione dei diritti della persona. «Abbiamo bisogno di visione – ha dichiarato Filippa – i diritti delle donne sono diritti di tutti. Il primo diritto di tutti gli esseri umani è il diritto alla felicità. Non dobbiamo scoraggiarci e combattere per la nostra libertà. L’augurio che faccio a tutti noi è di continuare a lottare per una Europa unita e pacificata».

E’ la ricercatrice Adapt Stefania Negri a proporre un intervento tecnico sulla cornice normativa europea e sulle prospettive giuridiche in Europa in materia di parità di genere. «Occorre “operativizzare” il concetto di parità di genere. Secondo l’Eurofound - ha dichiarato - il raggiungimento di una parità tra uomini e donne rispetto a quelli che sono i loro diritti, le loro responsabilità e il loro trattamento, anche in termini di risultati economici e sociali. La parità di genere intesa in questa luce, rappresenta uno dei valori fondamentali dell’Unione Europea e anche una componente essenziale per la crescita economica dell’intera unione e non è altro che uno dei principi chiave del pilastro europeo dei diritti sociali». «La promozione della parità di genere è fin dalle origini uno dei temi chiave dell’Unione Europea. La presenza di direttive comunitarie dedicate, di appositi organismi per la parità e di documenti strategici volti a ridurre il divario di genere dimostrano l’impegno dell’UE per raggiungere l’obiettivo della piena emancipazione femminile» ha aggiunto la ricercatrice, sottolineando «il cambio di rotta dal 2019 con l’arrivo di Ursula Von Der Leyen alla presidenza della Commissione Europea, e con la Strategia europea per la parità di genere 2020 - 2025 lanciata nel 2020, i cui obiettivi principali sono: porre fine alla violenza di genere; combattere gli stereotipi di genere; colmare il divario di genere nel mercato del lavoro; raggiungere la parità nella partecipazione ai diversi settori economici; far fronte al problema del divario retributivo e pensionistico fra uomini e donne; colmare il divario e conseguire l'equilibrio di genere nel processo decisionale e nella politica».

Il primo panel di approfondimento si è chiuso con l’intervento di Emmanuele Massagli, Presidente della Fondazione Tarantelli. Il focus sul ruolo della contrattazione nella promozione della parità di genere. «Uno dei capitoli sempre più presenti nella contrattazione del terziario di mercato ai diversi livelli e attenzionati dal legislatore - ha dichiarato Massagli passando in rassegna i contenuti dei Ccnl di settore - è quello del contrasto alla violenza di genere, con periodi di congedo dedicati e la previsione di percorsi di formazione sia per prevenire il fenomeno nei luoghi lavoro che per supportare il rientro al lavoro delle donne vittime di violenza. Ci sono poi i temi più tradizionali, dal contrasto alle discriminazioni alla maternità, passando per la conciliazione vita privata fino al potenziamento del welfare aziendale». «C’è poi il grande intervento della bilateralità settoriale - ha aggiunto - l’unico modo di assistere le persone in contesti di micro impresa diffusa».

La lettura della poesia di Alda Merini “A tutte le donne”, interpretata dall’attrice emergente e doppiatrice Margherita Mei, ha anticipato il confronto tra la segretaria generale aggiunta della Cisl Daniela Fumarola e il segretario generale della Fisascat Cisl Davide Guarini sulle sfide e le opportunità future per l’occupazione femminile. Per la Fumarola «bisogna mettere in campo relazioni industriali innovative, attraverso la Contrattazione, sostenere l’occupazione femminile e supportare le donne nel loro processo di emancipazione. Necessario anche investire sulla formazione. La proposta di legge di iniziativa popolare della Cisl sulla partecipazione riveste un ruolo chiave anche per favorire un maggiore coinvolgimento delle donne nel mercato del lavoro e nelle imprese. Ci piace immaginare che l’attuazione della nostra proposta, ora in discussione nelle commissioni parlamentari, sia il volano per un cambiamento che non può più attendere».

Per la sindacalista «è necessario agire sull’aspetto culturale per contrastare la violenza di genere, fenomeno che segna drammaticamente la nostra società. In tal sento bisogna operare attraverso le leve della Contrattazione e della Bilateralità per tutelare tutte le donne, specie quelle inserite nei percorsi di protezione. Abbiamo tanta strada da fare». «La Cisl - ha concluso - ha piena consapevolezza della presenza e del contributo delle donne, che sono riconosciute e valorizzate in tutte le dimensioni dell’organizzazione».

A fargli eco il segretario generale della Fisascat Cisl Davide Guarini. «La partecipazione ha dichiarato il sindacalista - è uno dei principali strumenti atti ad accrescere la capacità, per le lavoratrici e i lavoratori, di incidere sulle proprie condizioni di lavoro. La nostra priorità deve essere quella di costruire un mercato del lavoro più forte e inclusivo: questo obiettivo implica un presupposto imprescindibile, che le donne siano coinvolte in tutti i processi decisionali. Occorre superare gap e storture che accrescono le differenze uomo-donna, primi tra tutti i divari retributivi, e preservare il patrimonio della bilateralità contrattuale».

Per Guarini inoltre «la violenza di genere è una vera emergenza sociale che deve impegnare tutti noi, anzitutto nelle nostre coscienze. È urgente promuovere nei contesti organizzativi e in tutta la società politiche volte a garantire il rispetto della persona umana e il ripudio di ogni atto e fatto discriminatorio e violento, in piena coerenza con i principi di solidarietà e uguaglianza sanciti nella nostra carta costituzionale. Necessario contrastare il fenomeno anche nei luoghi di lavoro attraverso la contrattazione a tutti i livelli».

«Quella di oggi – ha concluso il sindacalista - non vuole essere una giornata autocelebrativa. A motivare l’organizzazione di questo evento c’è la rilevanza culturale e sociale del tema, che esige la nostra attenzione. Per la Fisascat Cisl è prioritario implementare l’azione sindacale per ampliare le tutele e perseguire una piena parità tra donne e uomini nel mercato del lavoro. Un dovere, il nostro, che sentiamo di avere anche nei confronti delle lavoratrici che rappresentiamo e per la consistenza occupazionale che le donne hanno nei settori del terziario di mercato».